Paracheirodon Innesi
Descrizione: Molto simile d’aspetto al Cardinale o Cheirodon axelrodi, essendo entrambi caratterizzati da una striscia fortemente rifrangente, tanto da sembrare luminosa. Si distingue dal Cheirodon axelrodi per la banda rossa che inizia a metà del corpo e le pinne più sviluppate (nel Neon), globalmente il neon appare più “luminoso” del cardinale. Presenta un corpo corto, affusolato, compresso ai fianchi, il dorso è leggermente incurvato, il ventre arrotondato. La coda è forcuta. La livrea è molto appariscente: il dorso è grigio e comunque scuro tendente al verde oliva, composto da fittissimi e minuti puntini scuri; dall’occhio parte una fascia orizzontale azzurro elettrico con riflessi metallici che termina al peduncolo caudale (due terzi del dorso). La gola è grigia, il ventre bianco argenteo e presenta una banda rosso vivo che parte da metà del corpo e va fino alla coda, con una macchia che si allunga fino alla pinna caudale. La bocca è piccola.
Dimorfismo sessuale: femmine mature sensibilmente più gonfie e massicce dei maschi.
Allevamento: pH = 6,5-6
Durezza = 5 e 15° dGH
Temperatura intorno ai 25 °C
Simile a quella del cardinale. La coppia inizia i giochi amorosi e si isola dal branco. L’acqua deve avere una durezza non superiore a 5 ° dGH, Temperatura intorno ai 25 °C, illuminazione ridotta al minimo. Le uova (fino a 500) vengono deposte tra le foglie di muschi e piante acquatiche, al termine i genitori si allontanano rapidamente. I minuscoli avannotti si nutrono con infusori. Importante la quasi completa assenza di luce, mal tollerata dalle uova.
La riproduzione avviene mediante semplice rilascio in acqua dei liquidi riproduttivi. Ciò è solitamente sufficiente ad ottenere la fecondazione di quasi tutte le uova le quali subito dopo si adagiano sul fondale. I genitori se ne disinteressano ed anzi, se le notano, le mangiano. E’ quindi meglio disporre sul fondo dell’acquario riproduttivo molto muschio (ad esempio Vesicularia dubyana) in cui le uova si incastreranno riuscendo almeno in parte a salvarsi. Occorre inoltre la presenza di piante a foglie sottili, ad esempio Limnophyla spp. e Saggitaria spp.. E’ bene regolare al minimo il filtro e mettere del materiale a maglia fittissima a protezione delle bocchette di aspirazione, ciò eviterà che le uova e larve vengano in parte aspirate dal filtro. Fornire poca illuminazione.
Nel giro di 24 / 48 ore avviene la schiusa. Per i primi due / tre giorni i piccoli si nutrono del sacco vitellino, dopo di che iniziano a spostarsi in cerca di cibo.
i tre giorni successivi al termine del sacco vitellino sono i più critici, indispensabile per la sopravvivenza degli avannotti sarà la presenza in vasca di microfauna (reperibile soprattutto nel muschio). Superati questi tre giorni critici iniziano ad accettare i naupli di Artemia salina appena schiusi, anche se le ridottissime dimensioni della bocca non li agevola di sicuro. Dopo una settimana di naupli d’Artemia si può iniziare a somministrare anche cibo commerciale in scaglie finemente polverizzato.